Per una buona parte della mia vita mi sono occupata della relazione complessa fra imprese e lavoratori. Quando vivevo a Bari, da avvocato specializzato in diritto del lavoro ho conosciuto il punto di vista dei dipendenti, attraverso questioni di mobbing, dimensionamento e sfruttamento in generale della “risorsa umana”. Ne ho condiviso il disagio e appreso gli effetti drammatici che queste situazioni creano sullo stato di salute.
Volevo porre rimedio a questi abusi e non comprendevo come fosse possibile che una controversia di lavoro durasse siano a 5 anni. Il tribunale non mi è parso, all’epoca, parliamo di 15 anni fa, il mezzo più efficace. Questo è stato uno dei motivi che mi ha portato a lasciare l’avvocatura. Ma il desiderio di fare qualcosa per creare relazioni e ambienti di lavoro equi e sani mi ha accompagnato a lungo.
Quando mi sono trasferita a Bologna ho colto tutte le opportunità professionali che mi si sono presentate per interagire con il mondo delle “Risorse Umane” , ed ho potuto conoscere meglio punto di vista dell’imprenditore. Come consulente aziendale per le relazioni sindacali e contenzioso ho compreso i punti deboli di un’organizzazione e che il concetto di lavoro, per molti, è ancora associato a quello di “dovere” anziché a quello di “partecipazione allo sviluppo di un’impresa o di un progetto”. Avevo capito che passione dell’imprenditore, da un lato, e la necessità di uno stipendio, dal lato del dipendente, usano spesso due vocabolari diversi che generano incomprensione.
Dovevo fare qualcosa, le aziende sono i luoghi dove la maggior parte della popolazione trascorre la maggior parte del suo tempo, sono seconde case e per taluni seconde famiglie dove convivono individui in cerca di qualcosa da condividere, ma che non lo trovano facilmente.
Certamente l’aver conosciuto il mondo del lavoro attraverso la conflittualità ha condizionato le mi scelte e i miei obiettivi. Volevo gestire il personale di un’impresa per creare un micro-mondo migliore. E’ così che ho dedicato alcuni anni a conoscere tutti gli altri aspetti che mi mancavano per avere una visione d’insieme: l’amministrazione (paghe e contributi) e la selezione del personale, sino ad approdare alla formazione che ho svolto in modalità esperienziale con l’ausilio dello sport e della natura, grandi maestri di vita.
Prima che il marketing e la comunicazione divenissero la mia passione e strumenti per migliorare le cose intorno a noi, la mia attenzione era focalizzata sulle dinamiche di relazione nei luoghi di lavoro.
In questi ultimi anni ho compreso che proprio tali dinamiche sono strettamente connesse con lo stile di vita dei dipendenti, i quali sono persone, prima ancora di risorse (umane) di un’azienda. Ho compreso che lo stile di vita è strettamente connesso alla salute e alle performance aziendali .
Sono convinta che le aziende sono luoghi con una grande responsabilità sociale e con l’opportunità, ancora più grande, di migliorare il benessere e la salute collettivi.
Ma c’è ancora poca attenzione e un po’ di ignoranza verso questi temi. Eppure il workplace wellness è uno dei dieci canali della wellness economy, in altre parti del mondo registra grandi investimenti.
Quel mio profondo desiderio di fare delle aziende dei luoghi migliori è sempre vivo, lo è sempre stato, si è evoluto sino a creare un giorno Healthy Company, un progetto che ha lo scopo di rendere le aziende le prime promotrici di benessere e salute. Questo progetto oggi è una realtà, grazie ad un gruppo di lavoro che ci sta mettendo entusiasmo e professionalità.
Ti presento www.healthycompany.it